Il Consorzio di Tutela del Prosciutto Veneto Berico-Euganeo si è costituito a Montagnana il 10 giugno 1971 tra i produttori operanti nella zona compresa tra i colli Berici ed Euganei e si propone di tutelare l’origine e la qualità del prodotto.
Il Parlamento Italiano ha emanato le norme relative alla tutela della Denominazione di Origine Tipica del Prosciutto Veneto (Berico-Euganeo).
Il Consorzio diventa Organismo Abilitato alla tutela del Prosciutto Veneto (Berico-Euganeo).
L’Unione Europea ha riconosciuto la D.O.P (Denominazione di Origine Protetta) al Prosciutto Veneto DOP, approvando il disciplinare depositato per la registrazione ai sensi del Reg. (CE) n. 2081/92, certificata come tale ai sensi dell’art. 10 del reg. (CE) N. 510 DEL 2006 e successive modificazioni ed integrazioni. La denominazione “Prosciutto Veneto DOP” è una D.O.P. ai sensi e per gli effetti del Reg. (CE) n. 1151 del 2012 che ha abrogato e sostituito il Reg. (CE) n. 2081 del 1992.
Il Consorzio inizia a svolgere le funzioni relative alla Denominazione di Origine Protetta Prosciutto Veneto DOP nella filiera di preparazione delle carni come da art. 53 della Legge 128/1998 sostituito dall’art. 14 della Legge 526/1999.
…Chiuso il ciclo dei grossi lavori all’aperto, cominciava per i contadini veneti, e durava fino a tutto gennaio, il tempo opportuno per macellare il maiale. In quell’epoca ogni famiglia contadina ne possedeva uno; per molti era l’unica ricchezza.
Nel giorno fissato, uomini, donne e bambini aiutavano il macellatore, detto il “mazzin”, nella preparazione delle varie parti del maiale. Era un mondo povero, allora, quello della campagna.
Era il tempo in cui i quarti migliori venivano offerti in vendita al mercato per poterne ricavare quel tanto da alleviare la miserevole condizione dei contadini.
Il 25 novembre, giorno di Santa Caterina, le Fiere di Montagnana e dei paesi della dorsale Berico-Euganea segnavano l’inizio delle contrattazioni delle cosce, destinate a diventar prosciutti in mano ad alcuni salumieri, i piu’ intraprendenti e capaci, progenitori degli attuali produttori Veneti. Mani esperte le massaggiavano e le cospargevano di sale secondo le regole della scuola Veneta, ancor oggi rigidamente applicate.
L’evolversi delle stagioni assecondava climaticamente l’arte dei maestri salumieri.
Salatura, asciugamento e stagionatura avvenivano cioè a temperatura naturale beneficiando prima del freddo asciutto e, via via, di una crescente mitezza, finche’ nella buona stagione, i prosciutti venivano lavati all’aperto in grandi tini ed appesi alle viti, alle piante o a rudimentali rastrelliere per l’asciugamento. Da giugno in poi venivano distribuiti nelle migliori salumerie di città, pronti per il consumo.
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